Problem solving

Come sviluppare il problem solving? Questione di metodo!

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Tu sei Jimmy, giusto? È casa tua?

Sì, proprio così.

Sono il signor Wolf, risolvo problemi.

Ah bene, ne abbiamo uno.


Era molto tempo che volevo farlo: presentarmi come Wolf in Pulp Fiction

Adesso, spuntata anche questa cosa dalla mia “to do list before I am 60” posso passare alle cose serie.


In quella scena del mitico film di Quentin Tarantino il nostro eroe si presenta in casa di uno sconosciuto con quella frase ormai mitica. Ma è davvero possibile risolvere con la sua lucidità e semplicità i problemi? 

Forse la prossima commissione che esaminerà il tuo curriculum, vedendo scritto che hai una buona attitudine al problem solving, stenterà ad immaginare che tu sia Wolf. Però, se lo dici, si aspetta che tu sappia affrontare situazioni complicate con sangue freddo e metodo.


Partiamo da cosa sia il famosissimo “problem solving”: un’attività finalizzata all’analisi e alla risoluzione di problematiche di vario tipo. Una vera e propria soft skill che deve essere allenata come le altre e che, proprio come le altre, alcuni possiedono come dote innata. 

Attenzione, però, a differenza di altre, il problem solving necessita di abitudine, di precisione, quasi di routine. Ti sorprenderà scoprire che superare una difficoltà è più da matematici che da creativi (non sempre).


Esiste un metodo problem solving, infatti, in cui la soluzione rappresenta solo la cima dell’iceberg. Come disse Albert Einstein: “Se avessi 60 minuti per risolvere un problema ne spenderei 55 per definirlo e 5 per risolverlo”.

La prima parte del metodo che vado a enunciare e che comincia con l’analisi.


Problem Finding e Problem shaping

Houston abbiamo un problema. Ok, ma quale? Riesci a definirlo con completezza? Devi analizzare, valutare con freddezza cosa sta succedendo, quali sono le forze in campo (anche emotive). Ciò su cui solitamente ci si concentra è solo un sintomo, la parte finale di un processo che ha reso evidente il problema. Motivo per cui è necessario scavare, andare alla base del percorso e comprendere le cause che hanno scatenato tutto. Come dei medici che, alla vista di un sintomo, corrono a ricercare le cause.

Come espresso in neretto qui sopra è fondamentale individuare e dare forma al problema.


Problem Solving

Hai compreso quale sia il problema e come si sia originato. Hai valutato gli attori in campo e dedotto cosa accadrà se il problema dovesse persistere.

È il momento di cominciare a scrivere le soluzioni, se possibile in team. Il teamwork, il lavoro di gruppo, mette insieme sensibilità differenti e intelligenze emotive diverse, un mix giusto per identificare molte più vie di quante riusciresti ad prendere in considerazione da solo. Certo, hai bisogno di un team unito e solido, pronto a fronteggiare le crisi.


E se per caso ti chiedi da dove iniziare per trovare possibilità differenti, ricordati che puoi procedere in maniera inversa e creativa, chiedendoti: cosa potrei fare per far peggiorare la situazione?

Questo ti aiuterà a elencare tutte le cose da evitare a priori per tenere sotto controllo l’emergenza.

Rileggiti l’articolo sul pensiero divergente, potrebbe esserti utile!

Scegli una tra le soluzioni che tu e il tuo team avete identificato. E applicala, con coraggio.


Test e monitoraggio

Ultimo step del metodo prevede il controllo costante di ciò che accade dopo che la “cura” è stata somministrata al “malato”. Devi scegliere che tipologia di parametri misurare per comprendere se la problematica sia in fase di risoluzione. Che obiettivo devi raggiungere per dichiarare vittoria?

Scegli i parametri e misura, raccogli dati e analizzali insieme al tuo gruppo, ti diranno se siete sulla strada giusta o meno.


Ti lascio con una breve storia, per concludere in bellezza, ripresa da “An astronaut’s guide to life on Earth”, fantastico libro del col. Chris Hatfield. Chris è un astronauta e nel suo libro racconta come il continuo training per le missioni spaziali abbia cambiato il suo approccio alla vita.

Sale su di un aereo, oppure entra in ascensore, e si chiede cosa potrebbe andare storto. Non per portarsi sfortuna, per analizzare compiutamente tutte le variabili in campo e riuscire ad agire con ordine e sufficiente tranquillità in casi disperati.


Io non lo sapevo, ma un astronauta si allena ogni giorno su possibili incidenti che potrebbero accadere in orbita. E tutto si basa sul fatto che ogni singolo componente del team conosca alla perfezione millimetrica cosa fare e in quanti secondi. Come una catena di ingranaggio. Nel libro l’autore descrive anche il comportamento quasi privo di emozioni di un suo equipaggio davanti a una emergenza sulla stazione lunare, allarme poi fortunatamente rientrato. Ma c’è un passo che mi ha colpito, te lo riporto qui.


“Mi sconcertano i guru che urlano alle persone di visualizzare la vittoria. Alcuni addirittura insistono che se si spera e si pensa a cose buone, queste finiranno per accadere, mentre, viceversa, se ti immagini conseguenze nefaste, attiri a te stesso la sfortuna. (questo mi ricorda un mio articolo sulMi sconcertano i guru che urlano alle persone di visualizzare la vittoria. Alcuni addirittura insistono che se si spera e si pensa a cose buone, queste finiranno per accadere, mentre, viceversa, se ti immagini conseguenze nefaste, attiri a te stesso la sfortuna. (questo mi ricorda un mio articolo sulpensiero positivo”, tu lo hai letto?)


Anticipare i problemi e immaginarsi come risolverli è assolutamente il contrario di preoccuparsi: è efficace. Allo stesso modo, arrivare con un piano di azioni non è una perdita di tempo se questo ti reca pace nella mente. Se è vero che potresti preoccuparti per qualcosa che magari non accadrà mai (…) anticipare un problema è il miglior modo per evitarlo.

(…) Solitamente mi aspetto che le cose vadano per il verso giusto, ed è proprio ciò che accade. Il mio ottimismo e la mia fiducia non provengono, però, dal visualizzare la vittoria. Sono il risultato di una vita spesa a visualizzare la sconfitta e ad immaginare come prevenirla. Come la maggioranza degli astronauti sono abbastanza sicuro su cosa fare con ciò che la vita mi mette davanti, perché ho già pensato a cosa fare se le cose si mettessero male. È il potere del pensiero negativo”.


Come in tutte le cose è importante che tu bilanci le tue competenze e le tecniche che apprendi, in funzione della situazione che stai vivendo o che vuoi vivere. Unisci cervello e cuore, sensazioni e fantasia. Un marinaio non si metterebbe mai in viaggio senza aver studiato la rotta ed aver controllato l’attrezzatura e il meteo….ma poi si gode il viaggio, anche con i suoi imprevisti!









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