Ognuno è artefice del proprio destino

faber est suae quisque fortunae.

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Ognuno è artefice del proprio destino, “faber est suae quisque fortunae”, per dirla nella lingua originale, il latino, con (Pseudo) Sallustio (di attribuzione incerta, questa frase proveniente da “Epistulae ad Caesarem Senem de re publica Ep. I,I,2”).

Una idea che ha scolpito la storia del’umanesimo, rivisitata con “homo faber fortunae suae”: l’uomo non era più legato dai vincoli religiosi medievali, ma poteva finalmente alzare la testa e credere nel potere di creare opere con le proprie mani. Anche ciò che crea l’umanità ha dignità e, per questo, è degno di essere celebrato.

 

Ad oggi questa citazione dovrebbe aprire gli occhi a una nuova visione, di crescita ulteriore personale, incontro tra filosofia orientale ed occidentale. “Ognuno è artefice del proprio destino”, poche parole da vestire addosso come un tatuaggio, per sconfiggere quella concezione pessimistica di un fato cinico, baro, crudele, contrario, cieco.

Ecco il mantra che tutti noi dovremmo abbracciare: il futuro non è scritto, non esiste niente di letteralmente fatale, se non le nostre azioni quotidiane. Ciò che facciamo ha un riflesso diretto nella vita, basti pensare al ventaglio di possibili reazioni che possiamo avere davanti ad un evento negativo. Quasi un principio di Archimede applicato alla quotidianità.

 

Siamo a tavola, a colazione. Stai prendendo il cappuccino e la brioche, in tranquillità, all’improvviso, per errore, tua figlia fa cadere la tazza sulla tua camicia pulita appena indossata per andare al lavoro. Tra le mille sfumature ci sono due modalità di reagire: arrabbiandosi oppure cercando di far scivolare via l’avvenimento.

 

Nel primo caso la giornata prenderà una piega storta per tutta la famiglia, probabilmente, troppo presi dal litigio, scorderai anche qualcosa di importante per il progetto lavorativo che porti avanti o comunque sarai meno produttivo, ed anche i tuoi figli a scuola lo saranno. Nella seconda ipotesi l’unico effetto che otterrai sarà quello di cimentare i tuoi rapporti con la tua bambina, ed il tuo umore sarà più in linea con i tuoi valori invece che con i tuoi comportamenti.

 

L’esempio riportato è quello chiamato “della tazzina da caffè”, costruito da Stephan Covey. L’autore del bestseller “I sette pilastri del successo” utilizza questa scena quotidiana come metafora della regola “90 - 10” per cui un 10% circa di ciò che ci accade è realmente inevitabile (o quantomeno deriva da cause per noi imprevedibili), mentre tutto il restante 90% coinvolge direttamente la nostra capacità di scegliere, il “modus operandi” che adottiamo. È il nostro atteggiamento a dare un senso specifico a ciò che viviamo.

 

Future is unwritten”, quindi, come scriveva e diceva Joe Strummer, icona della musica punk rock inglese. Ma soprattutto non esiste di per sè, ma dipende da ciò che costruiamo nel presente. Se non ci impegniamo nel quotidiano, operandoci per imparare ed ottenere la migliore formazione difficilmente ricopriremo incarichi dirigenziali nei prossimi anni, per dirne una. Se non prepariamo il terreno, se non seminiamo, non avremo un raccolto. Di inesorabile, in questo caso, c’è solo ciò che abbiamo fatto in passato.

 

Quello di cui necessitiamo tutti è analisi delle competenze edelle possibilità e, di conseguenza, progettualità. “Non serve a niente rifugiarsi nei sogni, è dimenticarsi di vivere” dice un altro saggio che prende il nome di Albus Silente (Harry Potter).

 

Prendi due minuti per te e prova questo esercizio:


Pensa ad una situazione che ricorrentemente ti lascia l’amaro in bocca, prendi carta e penna e descrivila nei minimi particolari, chi c’è? Che cosa accade? Dove sei? Ci sono altre persone?

Quando hai descritto la scena e gli attori, dividi il foglio in due colonne:

 

-         Nella prima scrivi il titolo “Cosa è in mio potere”, qui descriverai per punti tutto ciò che tu puoi fare personalmente per gestire la situazione, tutto quello che dipende da te (es. sorridere, essere preparato, sentirmi sicuro, avere le conoscenze, etc…)

 

-         Nella seconda colonna scrivi il titolo “Cosa NON è in mio potere”, qui descriverai per punti tutto ciò che tu NON puoi fare per gestire la situazione, perché dipende da altri fattori o da altre persone (es. carattere burbero del collega, mio marito è sempre fuori,  mia moglie non mi ama come voglio, piove, mancano i soldi, c’è poco tempo, il mio team è poco dotato, etc..)

 

Ora rispondi per iscritto a queste domande:

 

Cosa voglio rispetto a questa situazione?

 

Ho preso atto di ciò che non posso modificare?

 

Di quello che è in mio potere, lo agisco efficacemente? Posso apprendere nuove strategie? Dove le posso apprendere? A chi mi posso ispirare per apprendere nuove competenze? A chi posso chiedere di insegnarmi nuovestrategie?

 

Ora hai il quadro più completo, prendi e fai un cerchio, indica e rappresenta il 10% che non è in tuo potere e coloralo, poi prendi e scrivi dentro al 90% tutto ciò che è in tuo potere.

 

Se sei arrivato fino a qui, molto probabilmente hai una gran voglia di cambiare e imparare! Sappi che questi sono due motori molto potenti per il tuo benessere e per il tuo miglior essere.

 

“I sogni son desideri…”  Ma questo è un altro articolo.









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